Massimo Pietroselli: romanzi e antologie

giovedì 28 maggio 2009

La Trappola di Sharkskin

Dan Simmons è un autore molto popolare di letteratura di genere. Fantascienza, hard-boiled, horror... ha frequentato ogni genere, dotato di grande creatività e un passo da maratoneta che gli fa produrre libri sempre interessanti e voluminosi.
Nel suo sito, parla anche di scrittura creativa. E dice una cosa, prendendo spunto da un'affermazione dello scrittore John Gardner.
Gardner dice che nella letteratura hard-boiled capita spesso che il protagonista, che parla in prima persona (e incidentalmente fa notare che luogo comune dell'hard-boiled sia, questo della prima persona), descriva due tipi che entrano in una stanza, e uno dei due porta un vestito di pelle di squalo (sharkskin). Un altro paio di frasi, e questo tipo sarà chiamato Sharkskin. Nient'altro. Poi, il protagonista lo farà ovviamente secco: e tutto quel che sapremo di questo tipo è che aveva un vestito di pelle di squalo.
E' la Trappola di Sharkskin.
Bene, dice allora Simmons, questo è il problema della letteratura. Noi scrittori siamo dei maledetti pigri figli di puttana, dice, altrimenti avremmo un lavoro serio, e così, non appena troviamo una scorciatoia, la imbocchiamo di corsa e non torniamo più indietro.
Questo è ciò che distingue un bravo scrittore da un mediocre scrittore: se cade o meno nella Trappola di Sharkskin.

giovedì 23 aprile 2009

L'arte (classica) di uccidere

John Dickson Carr (1906-1977) è notissimo agli amanti del giallo: forse è il più classico di tutti i giallisti classici. Maestro insuperato dei delitti della camera chiusa, aveva anche un certo gusto per la conferenza: tutti gli appassionati conoscono quella contenuta nel suo capolavoro Le Tre Bare, forse non tutti conoscono quella di cui vorrei parlare qui.
Ne L'arte di uccidere (The lost gallows, 1931), il narratore (Jeff Marle), scopre l'investigatore (il poliziotto francese Henri Bencolin) intento nella lettura di un romanzo giallo di tale J. J. Ackroyd, I delitti della casa sussurrante.
Sorpreso, Marle sbotta: - Con un assassinio autentico per le mani, tu te ne stai qui a leggere...
Questa considerazione dà a Bencolin (che qui è un semplice fantoccio per il ventriloquo John Dickson Carr) l'occasione per una conferenza sul romanzo giallo e il realismo, che costituisce un'ideale risposta al famoso saggio di Raymond Chandler sull'argomento. Ideale per il semplice fatto che il famoso saggio di Chandler sarebbe uscito diversi anni dopo il romanzo di Carr.
Marle aggiunge pure che "La verità è più bizzarra della..."
Apriti cielo!

- Per favore - insistette Bencolin - per favore, risparmiami queste monotone bugie! Stai citando l'unico paradosso che certa gente priva d'immaginazione sia mai riuscita a inventare. Senza contare che si tratta di una sfacciata menzogna. E' propaganda subdola, Jeff, messa in giro da anime morte che vogliono rendere la finzione noiosa come la realtà. Probabilmente, è l'unico antico proverbio che nessuno si sogna di mettere in dubbio tra lo scetticismo imperante; noi perciò abbiamo bisogno di un iconoclasta senza paura che temerariamente si ribelli a questa tirannia esecrabile, proclamando: "La finzione è più bizzarra della realtà." [..]
Pensa, Jeff: quanti danni ha provocato quell'errore così ciecamente ripetuto! [..]
Per chissà quale perversa distorsione della logica e della razionalità, noi non sopportiamo che il romanzo, basato com'è sulla finzione, segua il corso che gli è imposto dalle sue premesse. Facciamo uso del temuto termine "improbabile" per far paura agli scrittori e impedire loro di utilizzare con libertà la loro immaginazione. Però, naturalmente, la verità non potrà mai essere interessante quanto la finzione. Infatti, quando vogliamo fare il massimo complimento a una vicenda reale particolarmente affascinante, diciamo che è "emozionante quanto un romanzo."

Dopo aver stracciato le mode letterarie allora correnti, comprese le opere letterarie "vitali", "importanti" e "significative" i cui autori, per Bencolin, "si sforzano tutti di scrivere libri che somigliano a delle pessime traduzioni da un'altra lingua", il poliziotto torna al romanzo giallo che stava leggendo al momento dell'interruzione operata da Marle:

- Con le avventure che si svolgono nella casa sussurrante io non debbo temere delusioni. Si tratta di incubi per nulla circoscritti dalla stupida necessità di apparire probabili, e non pretendono di farci credere che siano realmente avvenuti. E l'investigatore non sbaglia mai, il che è proprio quel che mi aspetto da lui. Non riesco a capire perché mai uno scrittore si sforzi di fare del suo investigatore un essere umano e fallibile, paziente e faticatore, incline a sbagliare ma pronto a ricominciare da capo... uff! La ragione, probabilmente, sta nel fatto che i poveracci non hanno abbastanza fantasia da creare un personaggio davvero interessante, e così ci prendono a mazzate in testa con le pedestri avventure dei loro manovali del crimine...
- Santo cielo - sbottai io - quanto durerà ancora la predica?
- Oh, lasciami concludere. In breve: la vita reale manca del fascino, della drammaticità e soprattutto della linearità di svolgimento dei fatti che si trovano invece in questo romanzo. [..] Se il macellaio, il panettiere o il farmacista commettono un delitto, sta' certo che io li sbatterò dentro; ma, per favore, non chiedermi di trovarli anche interessanti.

Amen.

venerdì 27 marzo 2009

Tre Quark per Mr. Mark

Ovvero, tre autori dicono la loro, in qualche modo, sull'arte della narrazione e i suoi pericoli.
(articolo breve, a causa di alcuni impegni che mi impediscono di aggiornare il blog come vorrei, ma spero sapido.)
Sulla revisione
A proposito di una giornata di lavoro particolarmente produttiva, Oscar Wilde così si espresse: "Ho aggiunto una virgola." Subito gli chiesero cosa avesse mai prodotto nel pomeriggio, dopo una mattinata così intensa, e Wilde, pronto: "L'ho tolta."
Sul piacere di scrivere
Billy Wilder, il famoso sceneggiatore e regista hollywoodiano dal cinico aforisma, sentenziò: "Mostratemi qualcuno che ami scrivere e io vi mostrerò un cattivo scrittore. Ciò non significa, ovviamente, che chiunque non ami scrivere sia un bravo scrittore."
Coincidenze e convenienze
Nel catechizzare i suoi sceneggiatori, Alfred Hitchcock faceva una distinzione tra la coincidenza e la convenienza nella costruzione di una trama. Lo spettatore può accettare una coincidenza, poiché nella vita le coincidenze capitano; ma non può accettare che questa coincidenza sia conveniente alla narrazione, o meglio ancora sia conveniente per il narratore, visto che ciò manifesta pigrizia.